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Resistenza, sempre

Oggi voglio recensire due libri che per me hanno avuto un peso importante e che mi hanno aiutata a documentarmi e ad approfondire di più e meglio alcune pagine della Resistenza Italiana.

Si tratta di "La resistenza delle donne" della scrittrice e giornalista Benedetta Tobagi e "Duello nel ghetto" di Maurizio Molinari, giornalista e scrittore e Amedeo Osti Guerrazzi, storico.

Iniziamo da "La resistenza delle donne".


Edito da Einaudi nel 2022, il libro di Tobagi ricostruisce minuziosamente, con una prosa avvincente, appassionata, empatica e storicamente ineccepibile, la Resistenza delle donne. Chi furono, come agirono, che cosa le spinse a lasciare il "focolare domestico" loro assegnato come unico luogo di elezione, perché imbracciarono pistole, fucili, bombe o bende e garze. Capitolo dopo capitolo, con una accuratezza storica assolutamente incantevole, corredata da foto incredibili, Tobagi ci porta dentro un mondo sconosciuto, anche a chi in giorni come questo di oggi, il 25 Aprile, pubblica foto di donne armate. Tobagi ricostruisce le foto vere da quelle di propaganda, ci racconta di quante Staffette, di qualunque estrazione sociale o fede religiosa, presero o si rifiutarono di impugnare un'arma. Ci racconta dei pregiudizi sessisti cui le donne furono sottoposte non solo dai nemici, ma anche dagli stessi compagni di lotta. Ci racconta dell'orrore degli stupri in un capitolo che, per leggerlo, ho dovuto fare i salti mortali con capriola all'indietro. Ci racconta della passione e della determinazione di donne che furono in grado di ispirare o guidare intere formazioni partigiane. Le donne nella Resistenza non sono state solo Staffette o combattenti, sono state anche infermiere, dottoresse, suore, madri, mogli, vecchie contadine che hanno dato un rifugio o anche solo una minestra. Sono state martiri, seviziate e stuprate, appese ad alberi come panni al vento. Sono state audaci ingannatrici, il famoso rossetto che si metteva per sviare i soldati nazisti, per irretire fascisti e repubblichini di Salò, sono state spie e anche braccia aperte per accogliere feriti e moribondi. Sono state becchine clandestine, sono state operaie dure e pure.

Le donne della Resistenza sono state tutte coloro che hanno capito che così non si poteva restare. Che il vero volto del Fascismo e del Nazismo era quello che vedevano ogni giorno: turpe, crudele, arrogante, sopraffattore, ingiusto. Sono state quelle madri e quelle sorelle, quelle poetesse e quelle figlie, quelle infermiere e quelle suore che hanno creduto nella dignità e nel riscatto per ogni essere umano: la Libertà.

Assolutamente raccomandato, una lettura intensa e scorrevole.

Una ultima notazione. Ho amato moltissimo la scelta della foto di copertina. Guardate la donna al centro: non è armata. Mette una mano sulla spalla di un compagno di lotta, ma lei no. Lei resiste, sì, senza armi. Come resistono, armate, le altre due donne. Il giovane sulla sinistra, con gli occhiali, è un ebreo. Israele Bemporad, ebreo e partigiano. Fu uno dei tanti ebrei a scegliere la guerra partigiana. Se i partigiani salirono sui monti per liberare l'Italia dall'orrore nazi fascista, gli ebrei scampati dai rastrellamenti e dalle deportazioni combatterono coi partigiani, se nell'esercito inglese ci fu posto per la Brigata Ebraica, da noi gli Ebrei scelsero anche di combattere, in questo modo. Non dimentichiamo mai l'orrore.


Proprio di ebrei parla il secondo libro che voglio recensire "Duello nel Ghetto".



Più specificatamente parla della storia e della vita di Pacifico di Consiglio, conosciuto come Moretto, per la pelle ambrata e per il carattere fumantino.

Nel libro, edito da Rizzoli, nel 2017, Osti Guerrazzi e Molinari ci raccontano le gesta di Moretto, giovane ebreo duro e puro, dal cuore grande e dal carattere adamantino, che non intende in nessun modo sottostare ai soprusi dei fascisti. Man mano che le tensioni salgono e si arriva alle Leggi Razziali, emanate dal regime fascista nel 1938, non dimentichiamo mai che Mussolini le emanò scevro da pressioni supposte o per far piacere al sodale Hitler, Pacifico di Consiglio non resta a guardare.

A testa alta attraversa il Ghetto davanti agli sguardi dei fascisti e a Roma di quei tempi, nel 1943, ma anche prima, non è semplice né possibile una vita decorosa per un ebreo. Da un giorno all'altro gli Ebrei Italiani diventano reprobi, si toglie loro la facoltà di fare qualunque cosa, non possono praticamente più lavorare, non hanno diritti civili e non possono fare nulla, secondo una interminabile lista di divieti che i fascisti si divertono ad allungare a dismisura, ora dopo ora. Vivere a testa alta diventa una sfida. Moretto la raccoglie. Focoso, coraggioso, audace, il giovane pugile ribatte a suon di pugni e di audaci sortite alle azioni vergognose di fascisti e di nazisti.

Il libro descrive con prosa piana e chiarissima, documentata, la vita nel Ghetto e quando si sofferma sul 16 Ottobre del 1943 lo fa con pagine che sembrano scene di film. Di quelle pellicole in bianco e nero che narrano un mondo che non sappiamo più ricordare.

Una lettura assolutamente raccomandata. Anche per sfatare il falso mito dell'ebreo sciocco, arrendevole, codardo, portato al macello muto e rassegnato.

Nel libro di Molinari e Guerrazzi ci sono fatti e accadimenti che ci tolgono le bende dagli occhi e ci pongono davanti all'eterna domanda su che cosa sia il Bene e che cosa sia il Male.

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