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Le stimmate dello Sciamano


Il libro di Andrea Armati, edito da Eleusi Edizioni nel 2011, comprato finalmente dopo anni di interesse, dipana in nove articoli o capitoli l'intera storia del fenomeno "stimmate" di Francesco di Assisi, figura di spicco nell'immaginario collettivo non solo cattolico o cristiano, ma addirittura con richiami ad una certa ecologia molto sui generis.

Quella che è stata una lettura più che interessante e godibile, si apre man mano davanti agli occhi di chi legge con l'ironia e la leggerezza dell'intrattenimento, ma assai ben radicato nelle fonti storiche, prettamente francescane ufficiali, cui l'Autore attinge a piene mani.

Armati ci racconta, prima mostrandolo e poi analizzandolo da parecchi punti di vista, il fenomeno delle stimmate che forse non tutti sanno che alla Chiesa non facevano esattamente piacere, per dirla in maniera poco aulica. Così si viene a scoprire che la Chiesa fece di tutto per ostacolare la leggenda dello stimmatizzato, addirittura i Domenicani le tolsero dalle pareti delle chiese, oltretutto scopriamo che l'affaire stimmate faceva gola a tutti tanto che gli stessi Domenicani quando Papa Gregorio nel 1237 decise di riconoscere quelle di Francesco, l'ordine fondato da Domenico di Guzman si eresse come un solo uomo per fronteggiare la minaccia e lanciò i suoi alla ricerca di altri stimmatizzati. Perchè, si sa, se c'è il presunto veggente, il presunto santo, il presunto stimmatizzato, i fedeli accorrono e portano doni, a volte denaro...Nessuno viene a mani vuote, o quasi.

Scopriamo che cosa sia veramente Laverna, anzi, chi sia, trasformata poi nel santuario francescano de La Verna, oppure perché a Francesco, descritto così mite e umile dalla voce popolare, desse enormemente noia che alcuno potesse arrogarsi maggior fama, o che da esperto comunicatore (e oserei dire con termini moderni, venditore) egli ebbe sempre l'accortezza di farsi amico il popolino così che lo zoccolo duro di seguaci lo difendesse da possibili ostracismi papali.

Veniamo a conoscenza del motivo profondo e urgente per il quale Francesco avesse bisogno delle stimmate. Armati ci accompagna, sempre attingendo alle Fonti Francescane, con la perizia di un ricercatore elegante e puntuale, nel lungo viaggio alla scoperta della figura di un uomo che, perfettamente innestato nel suo secolo e nel suo ceto sociale, è in grado di cogliere istanze ed esigenze e che si muove abilmente per ottenere per sé e per il proprio Ordine tutti i riconoscimenti che occorrono perché la sua creatura gli sopravviva.

Francesco di Assisi, il giullare di Dio e l'Alter Christus, come le cronache popolari ce lo hanno tramandato è, fonti alla mano usate in maniera puntuale e contestualizzata, un uomo duro, dispotico, che non esita ad usare la forza per redarguire chi può o vuole uscire dall'Ordine per formarne uno proprio e che, volendo egli solo decidere sui Minori e sulle Clarisse, riuscì persino a far revocare la protezione offerta alle monache contro possibili, e probabili, attacchi alle loro persone da soldati o truppe conquistatrici. Lasciandole così alla mercè di chiunque e senza che questi potesse essere punito. Mentre sarà proprio il cosiddetto "poverello" che farà punire esemplarmente frate Filippo che si era adoprato per ottenere quel privilegio o decreto dal Papa stesso.

La figura di Francesco quale sciamano, guaritore e uomo non così umile e buono e gentile e mite, che esce, ripeto, dalle cronache francescane, quelle Fonti dalle quali l'Autore attinge in maniera praticamente perfetta, è la figura non del santo dei lupi e delle colombe, dei pesci e delle lunghe quaresime estenuanti, ma quella, che non mi sarei mai aspettata, di un uomo rude, a tratti crudele, dedito essenzialmente al proprio tornaconto e anche quando lui vivente si decide che i Frati Minori debbano prendere una vita meno rigorosa e stretta di come l'aveva voluta il loro fondatore, egli, con un colpo da maestro, riacciuffa la popolarità e si avvia negli ultimi anni di vita a diventare quella icona che la vox populi consegnerà alla Storia.

Nel libro si parla del presepe di Greccio e del motivo per il quale Francesco lo volle lì, perché lì dove regnavano i Benedettini prima, poi i Francescani si insediarono così bene e del motivo per il quale al contrario dei santi medievali, proverbiali abbattitori di alberi e di boschi, Francesco scegliesse per sè un albero in particolare. Fateci caso, in ogni santuario francescano ve ne è uno, lì dove non c'è più, troverete un monumento a ricordo.

Tra i molteplici aspetti esaminati da Armati si delinea la figura di un uomo che non è né il santo che campeggia su immagini stereotipate e che sembra l'innovatore di ogni afflato naturalista ed ecologico, né l'immagine vivente di quel Dio che dichiara di voler seguire, stante che delle stimmate, in realtà, egli mostrò assai poco e ancor meno ne fece parlare, se non per dirigere il pensiero del popolo di contadini che, vedendo in lui il "loro" sciamano guaritore, non ebbero alcuna difficoltà ad accettare le medesime ferite che si chiedevano ad un uomo nelle sue vesti, cioè ripeto di sciamano, stante che nelle campagne e nelle profondità delle vallate il cristianesimo non solo arrivava a morsi e bocconi, ma talvolta non faceva nemmeno così presa. Semplicemente chi conosceva Francesco vedeva in lui una figura assai nota, che esisteva da secoli.


Nel raccomandare caldamente la lettura di questo libro, il cui unico difetto ravvisato è l'uso di un font magari da ingrandire un po' in dimensione, perché la ricerca che c'è dietro è non solo solida, ma portata avanti con ironia e accuratezza, chiudo queste poche righe con la speranza che, se ai cattolici convinti le mie parole possano dare noia, o a chi ha sempre ritenuto Francesco di Assisi una figura modellabile a piacimento, passando dall'hippy anni 70 del secolo scorso, al "vero santo" che porta impresse le piaghe di Cristo, non ne risenta la determinazione di approfondire e scoprire come stiano veramente le cose. E se alla fine del libro non sarete convinti/e dalle varie ipotesi suffragate sempre dalle Fonti Francescane, possiate aver tratto, almeno, spunto per riflettere su come, spesso, quello che crediamo di sapere non è quello che c'è davvero.


Fatemi sapere che cosa ne pensate se lo leggerete.

Alla prossima recensione.



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